Articolo pubblicato inizialmente su Ynet Capital il 27.04.2025
Si stima che nei prossimi dieci anni 31’000 miliardi di dollari saranno trasferiti alle prossime generazioni. Tuttavia, in assenza di una pianificazione accurata e di una comunicazione chiara, il patrimonio di famiglia può diventare motivo di conflitto e di disgregazione finanziaria.
Sebbene sia spesso percepito come un processo tecnico che comporta pianificazione fiscale e distribuzione della ricchezza, il trasferimento del patrimonio alla generazione successiva è in realtà un processo irto di difficoltà sul piano personale. Secondo uno studio condotto da Altrata, solo nei prossimi dieci anni 1,2 milioni di persone con un patrimonio di almeno 5 milioni di dollari trasferiranno ai propri eredi circa 31’000 miliardi di dollari. Di questi, circa 19’900 miliardi saranno riconducibili a 155’000 soggetti che vantano un patrimonio superiore a 30 milioni dollari.
Da oltre 225 anni Banca Lombard Odier – una delle banche private più antiche e rispettate al mondo – fornisce servizi di consulenza a famiglie facoltose su scala globale e vanta una lunga tradizione di gestione patrimoniale prudente, innovativa e sostenibile. In un’intervista con Adel Barakat, Global Head of Wealth Planning del Gruppo Lombard Odier, abbiamo cercato di comprendere quali siano i principali ostacoli di questo delicato processo, gli errori da non fare e come pianificare un trasferimento di patrimonio che garantisca non soltanto la sicurezza finanziaria, ma anche l’armonia familiare nel tempo.
Perché il trasferimento del patrimonio da una generazione all’altra è considerato una sfida complessa, anche per le famiglie più unite e consolidate? Le difficoltà sono perlopiù di natura emotiva o entrano in gioco anche aspetti legali, commerciali e culturali?
A mio avviso, la maggiore difficoltà nel programmare un trasferimento di patrimonio è legata soprattutto al fatto che il processo è legato ad argomenti dolorosi o spiacevoli come l’incapacità o il decesso. Sono questioni che hanno una forte carica emotiva in quanto non affrontano solo aspetti finanziari, ma coinvolgono la famiglia in quanto tale, le sue emozioni, la sua identità, il suo potere, i suoi valori e la sua storia. Non sorprende che molte famiglie rinviino ripetutamente il momento in cui affrontare questo discorso: di fatto, accade spesso che non si discuta apertamente di pianificazione successoria e di trasferimento del patrimonio. È possibile che i genitori evitino di affrontare l’argomento per “proteggere” i propri figli o che partano dal presupposto che i loro valori sono chiari anche se non sono stati esplicitamente discussi.
Non di rado, inoltre, è molto difficile pianificare in un’ottica di lungo periodo, tenendo conto di eventuali cambiamenti futuri. Al di là delle evoluzioni personali, le famiglie stanno diventando più internazionali e mobili. Diventa pertanto sempre più complesso trovare soluzioni che si addicano alle diverse situazioni legali e questo, a sua volta, complica gli aspetti legati alla conformità giuridica, alla tassazione e alla regolamentazione. Va inoltre sottolineato che il contesto giuridico e fiscale si modifica nel tempo e che una soluzione ritenuta appropriata in un dato momento può diventare assolutamente inadeguata alla luce degli sviluppi futuri.
Quali sono gli errori più frequenti che ha osservato nella generazione fondatrice quando si appresta a trasferire il proprio patrimonio? Mi riferisco in particolare alla tassazione e al trasferimento delle imprese familiari.
Un errore che tutti noi commettiamo è pensare che non ci sia fretta e che ci sia ancora tempo per affrontare i problemi. Di conseguenza, non è raro vedere genitori costretti a organizzare rapidamente la propria successione.
Un altro errore è pensare che tutti i tipi di attivi possono essere concentrati in un’unica struttura che ridurrà l’onere fiscale, proteggerà il patrimonio e tutelerà gli eredi e i membri vulnerabili della famiglia, ovunque vivano.
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Sfortunatamente, le soluzioni magiche non esistono. Al contrario, la pianificazione successoria è un processo complesso e continuo che deve tenere conto non solo della situazione personale e finanziaria della generazione fondatrice, ma anche della situazione di ciascun erede.
Per quanto riguarda la continuità operativa di un’impresa, un errore che osservo frequentemente nelle famiglie è quello di padri o madri che ritengono di conoscere le aspirazioni dei propri figli e sono convinti che questi vorranno sicuramente seguire le loro orme. Spesso tali ipotesi generano conflitti per mancanza di comunicazione all’interno della famiglia.
Come si può creare una comunicazione franca e sana tra le vecchie generazioni e i loro giovani eredi, soprattutto quando divergono valori, stili di vita o l’atteggiamento nei confronti del denaro?
Stabilire una comunicazione aperta tra generazioni è davvero una grande sfida. Nella maggior parte dei casi la comunicazione è il tallone di Achille delle famiglie e delle imprese familiari: se non c’è, se è insufficiente o di scarsa qualità è una causa diretta di conflitti. Per comunicare efficacemente, è importante non solo saper parlare, ma anche saper ascoltare. Questo è un aspetto di particolare rilevanza, soprattutto quando ci si appresta a trasferire il patrimonio e la sensibilità dei soggetti coinvolti è amplificata.
Ecco alcune strategie per una comunicazione efficace:
- accettare e rispettare le differenze: è importante comprendere e prendere atto delle differenze tra generazioni su valori, stili di vita e atteggiamento nei confronti del denaro;
- trovare un terreno comune: concentrarsi sui punti di accordo piuttosto che sulle divergenze;
- promuovere l’educazione e la consapevolezza: ad esempio, rendere entrambe le generazioni consapevoli delle differenze culturali e generazionali che condizionano il loro modo di percepire le cose;
- favorire un dialogo aperto: organizzare con regolarità incontri familiari per discussioni e aggiornamenti e incoraggiare un dialogo franco e onesto in cui ognuno possa esprimere il proprio parere e i propri timori;
- fissare obiettivi chiari: individuare traguardi condivisi da entrambe le generazioni, come il benessere della famiglia e la conservazione del patrimonio familiare nel lungo periodo. Sviluppare una visione condivisa del futuro che comprenda i valori e le aspirazioni di entrambe le generazioni;
- coinvolgere mediatori o consulenti professionisti: prendere in considerazione la possibilità di ingaggiare un mediatore di professione o un terapista familiare per gestire discussioni riguardanti argomenti delicati, o anche consulenti finanziari o pianificatori successori in grado di fornire consigli obiettivi e di far superare il gap generazionale.
È opinione comune che quel che conta è trasferire non solo ricchezza, ma anche valori, responsabilità e visione del mondo. Come si realizza questo obiettivo nella pratica? Esistono strumenti o metodi che possano aiutare a trasferire il “DNA” della famiglia alla generazione successiva?
Al fine di preservare l’identità e il patrimonio familiare, è realmente fondamentale trasferire i valori, la visione e la missione della famiglia alla generazione successiva.
Esistono diversi metodi per farlo, tra cui:
- condividere aneddoti sulla storia, i successi e le sfide familiari: questi racconti possono rafforzare un senso di appartenenza e di orgoglio;
- preservare le tradizioni della famiglia: organizzare riunioni familiari, celebrazioni e rituali che riflettono i valori della famiglia. Introdurre, ove possibile, consuetudini che rafforzano l’identità e la coesione familiare;
- creare programmi di mentoring in cui i membri più anziani della famiglia guidano i giovani e li aiutano a comprendere i valori e le responsabilità familiari. Si possono anche organizzare seminari o lezioni su temi quali il comportamento etico, la responsabilità sociale e altro;
- redigere una sorta di “carta costituzionale” della famiglia, o dichiararne formalmente la missione, che ne sancisca i valori, i principi e la visione del futuro;
- impegnarsi in attività filantropiche o in progetti di comunità che riflettano i valori e l’impegno sociale della famiglia;
- esercitare la leadership con l’esempio personale, dando prova di integrità, responsabilità ed empatia e coinvolgendo nel processo decisionale i giovani che si ispirano a questi valori.
Che cosa distingue le famiglie che riescono a pianificare la successione da quelle in cui tale processo porta a conflitti interni? È una questione di personalità, di prepararsi per tempo o entrano in gioco altri fattori?
Il buon esito di una pianificazione successoria dipende spesso da una serie di fattori chiave che vanno al di là dello stesso patrimonio.
A mio avviso, il principale fattore di successo è una comunicazione aperta e puntuale, dove si discute in modo trasparente. Nella mia esperienza, nelle famiglie in cui si parla apertamente di successione, valori, aspettative, ruoli e piani tendono a scomparire malintesi e conflitti. Tenere informati tutti i membri della famiglia su eventuali cambiamenti del piano successorio contribuisce a fare chiarezza e a consolidare i rapporti di fiducia. Inoltre, disporre di un testamento ben articolato e di un piano successorio che definisca con chiarezza la ripartizione dei beni e delle responsabilità riduce al minimo le ambiguità. Assicurare che la distribuzione degli asset sia percepita come equa da tutti gli eredi può impedire eventuali risentimenti e controversie.
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Creare strutture di pianificazione successoria, come i trust, può talvolta contribuire a facilitare le discussioni e a salvaguardare l’armonia familiare. In tal caso, l’intervento di un terzo imparziale può aiutare ad affrontare argomenti delicati e a fornire soluzioni equilibrate.
Quel che va sempre evitata è una pianificazione segreta: quando i piani successori sono riservati o non sono discussi apertamente, si creano sempre malintesi e viene meno la fiducia tra i membri della famiglia. Eventuali decisioni inaspettate, rivelate dopo il decesso del titolare dell’asse ereditario, possono provocare shock e liti, mentre una distribuzione iniqua dei beni non accompagnata da una spiegazione chiara può essere percepita come un’ingiustizia e generare rivalità.
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