COP28: un dibattito nel deserto che non può nascondere una tendenza inarrestabile

COP28: un dibattito nel deserto che non può nascondere una tendenza inarrestabile

Come sempre, la Conferenza annuale delle Parti (COP) sul cambiamento climatico sembra cambiar posizione prima del previsto. La partecipazione diretta di Lombard Odier alla COP28 consente al nostro Head of Sustainability Research di raccontarci i punti salienti che ritiene siano emersi finora dalla Conferenza e le sue impressioni.

 

1. Una presa di coscienza globale

Circondati dal deserto e in una regione in cui il petrolio e il gas sono i principali motori dell’economia, sarebbe fin troppo facile concludere che dobbiamo aspettarci cambiamenti modesti. Tuttavia, andando al di là delle apparenze si vede che è in corso un cambiamento epocale.

Gli investimenti in energia pulita hanno sorpassato quelli in combustibili fossili cinque anni fa e oggi hanno allungato notevolmente la distanza. Al momento, il fotovoltaico è la fonte di energia più economica del pianeta. Le vendite di nuovi veicoli elettrici sono aumentate, passando dal 4% del 2020 al 18% previsto per il 2023. Sebbene alcuni ancora la neghino, la transizione energetica è palpabile così come è evidente il passaggio a nuovi sistemi economici che spiazzeranno quelli esistenti.

Il ritardo con cui abbiamo iniziato la transizione ci ha fatto perdere tempo prezioso. Tuttavia, nonostante la trasformazione proceda con estrema lentezza, la velocità e la scala dei cambiamenti nei mercati non avranno precedenti nella storia

2. La transizione procede velocemente, l’abbiamo solo avviata troppo tardi

Per molti, i progressi sul fronte climatico sono stentati, nella migliore delle ipotesi: a otto anni dall’Accordo di Parigi gli obiettivi ambiziosi fissati in quella sede sembrano ancora lontani. Ciò, però, non vuol dire che questa transizione sia lenta in termini economici o di civiltà. Invertire, nell’arco di pochi decenni, una tendenza millenaria in termini di utilizzo di energia e di emissioni rappresenterebbe la transizione economica più radicale e più veloce mai realizzata a memoria d’uomo.

Il grande ritardo con cui abbiamo iniziato la transizione ci ha fatto perdere tempo prezioso. Tuttavia, nonostante la trasformazione proceda con estrema lentezza, la velocità e la scala dei cambiamenti nei mercati non avranno precedenti nella storia.

 

3. La COP28 è una fucina di idee

Tendenzialmente, la COP28 continua ad ampliare l’agenda climatica per tener conto di risvolti più ampi di natura sistemica. Con una delle risoluzioni finora più sottovalutate, 130 paesi hanno deciso di incorporare il tema dei sistemi alimentari nei rispettivi piani d’azione per il clima. I sistemi alimentari sono responsabili della maggiore perdita di biodiversità, dell’inquinamento agro-chimico, della deforestazione e dell’utilizzo delle risorse idriche. Sono estremamente inefficienti: con quasi l’80% della terra utilizzata per sostenere l’agricoltura animale piuttosto che per nutrire gli esseri umani..

Questi problemi sono ormai noti, ma lo sono anche le soluzioni che, ad esempio, contemplano forme di agricoltura rigenerativa, agricoltura di precisione e proteine alternative. Si tratta di opportunità d’investimento che dovrebbero trarre enorme vantaggio dall’attenzione che questi 130 paesi accorderanno a tali tematiche.

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4. Questa transizione è sensata non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico

Le soluzioni per il clima discusse alla COP28 tendono ad avere un comune denominatore: l’efficienza. I veicoli elettrici sono quattro volte più efficienti nell’intera catena del valore; le proteine alternative utilizzerebbero una minima parte dei terreni e dell’acqua necessari per produrre le proteine animali tradizionali; e la manifattura additiva può, per taluni componenti, ridurre l’utilizzo dei materiali fino al 90%.

L’efficienza delle risorse si traduce in una riduzione dei costi operativi e degli input, oltre che in minori rischi di cambio e minore volatilità dei prezzi. In altri termini, il risparmio sul fronte ambientale si traduce in risparmio economico, che è alla base delle opportunità d’investimento.

La turbolenza dei mercati negli ultimi due anni ha mostrato gli effetti che la destabilizzazione dei sistemi alimentari produce su tutta l’economia, dall’inflazione alle catene di fornitura globali

5. Non è un’opportunità tematica di nicchia, ma una questione di asset allocation

La turbolenza dei mercati negli ultimi due anni ha mostrato gli effetti che la destabilizzazione dei sistemi alimentari produce su tutta l’economia, dall’inflazione alle catene di fornitura globali. La ricerca di Lombard Odier ha esaminato in che misura le mutevoli opportunità legate alla transizione possano riconfigurare il PIL globale e i mercati.

Nei mercati quotati, le proiezioni degli utili devono cominciare a tener conto di elementi di destabilizzazione legati a cambiamenti che si verificano nei sistemi più ampi, ad esempio l’evolversi delle valutazioni. Il settore immobiliare, che rappresenta un patrimonio globale di quasi 340’000 miliardi di dollari, non è ancora pronto a soddisfare i nuovi requisiti dell’etichetta energetica e a porre attenzione alle emissioni incorporate. I mercati privati svolgeranno un ruolo fondamentale per alcune delle soluzioni più innovative, mentre emergeranno nuove classi di attivi, ossia strumenti legati alle emissioni di carbonio o soluzioni che si basano sulla natura. Tutto ciò pone gli investitori di fronte a interrogativi che riguardano non solo le opportunità tematiche, ma l’asset allocation.

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6. Gli impegni per nuovi investimenti in natura devono necessariamente aumentare di 1’000 volte, e lo faranno

Oggi si stima che gli investimenti totali in soluzioni basate sulla natura si aggirino sui 154 miliardi di dollari l’anno e che debbano quanto meno triplicare entro il 2030 per soddisfare gli obiettivi fissati in materia di natura e di clima. Alla COP28 sono state annunciate numerose iniziative positive che promuovono investimenti aggiuntivi in soluzioni basate sulla natura dell’ordine di centinaia di milioni di dollari l’anno.

Infine, per colmare il divario abbiamo bisogno di triplicare gli impegni, ma siamo convinti che questa non debba essere una mera aspirazione. Mentre investiamo migliaia di miliardi per mitigare le emissioni legate all’energia, i mercati dovranno inevitabilmente cominciare a valutare in modo più equo gli attivi basati sulla natura che, oggi, consentono di sequestrare carbonio a costo zero. Così com’è possibile acquistare a sconto un appartamento malandato a Londra e ristrutturarlo, è altrettanto possibile che investimenti in terre desolate promuovano un miglioramento delle rese agricole e del valore dei terreni, generando anche rendimenti aggiuntivi dal sequestro del carbonio. Per gli investitori si tratta di un’opportunità interessante.

 

7. Il fabbisogno d’investimento di 3’000-5’000 miliardi di dollari l’anno sembra eccessivo, ma non è così

Tendenzialmente, le stime riguardanti l’enormità delle sfide climatiche e dei capitali necessari per affrontarle forniscono numeri strabilianti. Ad esempio, secondo l’AIE nel 2023 gli investimenti in energia pulita si aggirano su 1’800 miliardi di dollari, a fronte di investimenti totali in energia per 2’800 miliardi di dollari. Per l’inizio degli anni Trenta del nuovo millennio occorrerà spendere circa 4’500 miliardi di dollari – tutti in energia pulita – per completare i percorsi verso lo zero netto entro il 2050.

Tuttavia, solo una parte di questo importo rappresenta un incremento netto; il resto è un riposizionamento degli investimenti. Inoltre, nel 2021 la formazione lorda di capitale a livello globale ammontava a 26’000 miliardi di dollari. Quindi, anche se includiamo tutta la spesa associata, ad esclusione di quella energetica, parliamo di un aumento dei tassi d’investimento del 10-20% su scala mondiale. Nulla di insolito se guardiamo ai cicli d’innovazione del passato: lo scorso anno sono stati spesi 4’700 miliardi di dollari nel solo settore informatico.

 

8. È impossibile tenere il passo con i progressi incessanti della tecnologia

Nel 2023, le società che operano nel settore delle tecnologie pulite sono state penalizzate dai mercati. L’aumento dei tassi d’interesse ha fatto salire i costi di costruzione. I mercati dei consumatori hanno battuto la fiacca e l’accumulo delle scorte ha depresso la domanda. Da inizio anno, la sottoperformance degli indici legati alle tecnologie pulite ha sfiorato il 40-50%.

Si tratta di dinamiche ben note agli investitori a lungo termine che scommettono sulle rivoluzioni tecnologiche, visto che sia il cleantech che l’informatica hanno archiviato perdite simili prima di proseguire la loro marcia inarrestabile verso la creazione di valore. In passato, il progresso persistente dell’innovazione è stato trainato da caratteristiche quali maggiori attrattiva, migliore funzionalità e convenienza economica. La transizione energetica non fa eccezione.

Un esempio è dato dalle batterie: la densità energetica delle batterie agli ioni di litio è migliorata a un ritmo del 5-6% circa l’anno, dai 90 Wh/kg dei primi anni Novanta ai 500 Wh/kg di oggi. A questi ritmi, la densità energetica raddoppierà in poco più di dieci anni, una sfida impervia con cui le tecnologie più mature di oggi devono confrontarsi.

Durante le giornate su natura e industria da noi organizzate a margine della Conferenza, abbiamo notato un cambiamento… da discussioni riluttanti su impegni e obiettivi siamo passati a dibattiti incentrati sulla sfida tecnologica del futuro, dove i leader di settore cercano di anticipare la concorrenza nel cogliere i vantaggi che potrebbero scaturire da questo rimaneggiamento dell’economia globale

Conclusione: la COP28 va ben oltre le apparenze

Alla base di tutti i dibattiti che hanno solitamente luogo alla COP vi è, a nostro avviso, una tendenza crescente e inarrestabile. Durante gli eventi su natura e industria da noi organizzati a margine della Conferenza, abbiamo notato che i toni del dibattito cambiano quando si dialoga con alcune delle aziende lungimiranti coinvolte nella transizione. Da discussioni riluttanti incentrate su impegni e obiettivi siamo passati a dibattiti che vertono sulla sfida tecnologica del futuro, dove i leader di settore cercano di anticipare la concorrenza nel cogliere i vantaggi che potrebbero scaturire da questo rimaneggiamento dell’economia globale.

E, in quanto investitori, questo dovrebbe entusiasmarci. 

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