Riflessioni su Davos: il concetto di “business as usual” non esiste più

Riflessioni su Davos: il concetto di “business as usual” non esiste più
 - Head of Sustainability Research at Lombard Odier Investment Managers


Head of Sustainability Research at Lombard Odier Investment Managers

Articolo pubblicato su The Business Times, 24 gennaio 2024

Mentre gli aerei decollano e i treni riportano a casa un flusso ininterrotto di partecipanti imbacuccati con abiti invernali e scarponi da neve, gli sciatori tornano ad appropriarsi delle piste di Davos, in Svizzera. Si è conclusa un’altra edizione del World Economic Forum (WEF), ma che cosa ci ha lasciato?

Rispetto a un anno fa, il mondo appare molto diverso. Poco prima dell’inizio della riunione di Davos, il WEF ha pubblicato il Global Risk Report annuale che si basa sulle opinioni di circa 1’500 leader globali tra imprenditori, accademici, policy-maker ed esperti a vario titolo. Lo scorso anno la variabile che destava maggiore preoccupazione nel breve periodo era la crisi del costo della vita, seguita dai rischi legati alla natura e dal confronto geo-economico. Quest’anno il dibattito ha posto l’accento su altri temi. Nel breve termine i maggiori timori riguardano “le notizie false e la disinformazione”, seguite a stretto giro dalla “polarizzazione sociale”.

In un anno in cui circa 4 miliardi di persone hanno diritto a votare per eleggere i propri rappresentanti, i discorsi a Davos hanno preso una piega più geopolitica. I cittadini di Taiwan – tra i primi a inaugurare l’anno elettorale – si sono già espressi conferendo un terzo mandato al governo in carica. Le elezioni americane, invece, saranno al centro della scena il prossimo autunno. I mercati continuano a essere incerti sull’esito elettorale, mentre la discussione sui conflitti geopolitici si è insinuata nelle conversazioni formali di Davos, così come in quelle informali avviate di sera con un bicchiere in mano.

Il mondo supererà inesorabilmente l’obiettivo chiave di 1,5°C e che nel migliore degli scenari possibili vedremo probabilmente le temperature salire di almeno 1,7°C-1,8°C nei prossimi decenni

Una cosa non è cambiata. Benché la percezione dei rischi a breve termine si sia modificata, i rischi legati alla natura occupano un posto di primo piano nelle previsioni per i prossimi dieci anni. Quel che preoccupa maggiormente, e a buon diritto, sono gli eventi meteorologici estremi, i cambiamenti critici dei sistemi terrestri e la perdita di biodiversità. L’anno appena trascorso è stato, ancora una volta, il più caldo della storia. Ad una cena tematica sulla natura organizzata da Lombard Odier per inaugurare la settimana di Davos, il professor Johan Rockström ha ricordato ai presenti che, allo stato attuale delle cose, il mondo supererà inesorabilmente l’obiettivo chiave di 1,5°C e che nel migliore degli scenari possibili vedremo probabilmente le temperature salire di almeno 1,7°C-1,8°C nei prossimi decenni, prima che si possa sperare in un ritorno a 1,5°C.

 

Un passo avanti nelle strategie di sostenibilità

Sulla Promenade, una strada centrale che attraversa Davos e che rassomiglia sempre di più a una fiera commerciale internazionale, i cartelloni che invitano alla sostenibilità sono perlopiù scomparsi: gli slogan anonimi sulla sostenibilità non colpiscono più. Di contro, il tema di come affrontare la transizione verso lo zero netto e un’economia che rispetti la natura ha lasciato i discorsi di facciata per diventare materia di dibattito in tavole rotonde e incontri informali attorno a un caminetto.

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Le segnalazioni di comportamenti virtuosi non hanno più un ruolo di primo piano. Il nuovo obiettivo è capire chi ha la strategia giusta e i partner giusti per adottare rapidamente modelli operativi più puliti, più verdi e più efficienti che possano rivoluzionare interi settori. Un cartellone solitario con la scritta “La sostenibilità è a portata di mano!” appare stranamente fuori luogo: all’interno delle sale riunioni improvvisate è evidente che queste transizioni sono tutto fuorché facili, ma potrebbero consentire a coloro che adottano la strategia giusta di bruciare le tappe.

Le segnalazioni di comportamenti virtuosi non hanno più un ruolo di primo piano. Il nuovo obiettivo è capire chi ha la strategia giusta e i partner giusti per adottare rapidamente modelli operativi più puliti, più verdi e più efficienti che possano rivoluzionare interi settori

All’esterno, i cartelloni non sono scomparsi del tutto. I proclami di impegni a favore dello zero netto sono stati sostituiti da nuove insegne che danno risalto alle innovazioni di ciascuna azienda in materia di intelligenza artificiale. Un anno fa, sulle strade innevate di Davos si parlava già dell’improvvisa comparsa dell’IA generativa. Nel forum del 2024, l’intelligenza artificiale e i suoi molteplici effetti dirompenti sono stati presenti in ogni dibattito. L’aver spostato l’enfasi della pubblicità dalla sostenibilità all’intelligenza artificiale ha probabilmente senso: una rappresenta la sfida, mentre l’innovazione e l’ottimizzazione basate sul digitale potrebbero essere l’elemento centrale della soluzione.

La natura è ora al centro della scena

Oltre all’IA, il legno che rivestiva gli interni degli chalet e delle sale riunioni di Davos potrebbe aver creato un ambiente idoneo per discutere dell’altro argomento che ha scalato l’agenda del WEF: la natura. Dalle sessioni incentrate sui rischi per il sistema alimentare globale all’affollatissima “cena tematica sulla natura”, i partecipanti del WEF hanno cercato di affrontare una realtà ineluttabile e sempre più evidente: tutti i mali e le opportunità dell’economia globale dipendono essenzialmente dai servizi ecosistemici forniti dal capitale naturale, la risorsa più produttiva del mondo.

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Anche le soluzioni cominciano a delinearsi. Riconoscere il valore inconfutabile della natura è solo il primo passo. Incoraggiare i mercati a valorizzare e allocare adeguatamente il capitale per proteggere e ripristinare gli habitat naturali è una sfida molto più ardua. Poco prima di Davos, la Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD) ha annunciato che un gruppo iniziale di 320 aziende aveva aderito al suo attesissimo modello che mira a promuovere la diffusione di informazioni su rischi e opportunità legati alla natura. In altre tavole rotonde, le istituzioni finanziarie interessate a impegnarsi sul fronte della natura hanno ammesso che allocare capitale su vasta scala a soluzioni basate sulla natura impone di fatto che si riconsiderino i criteri dell’asset allocation visto che la natura sta diventando una nuova classe di attivi.

Trasformare i modelli estrattivi in modelli basati sull’agroforestazione e sulla “rinaturalizzazione”, così come accorciare le catene del valore per i consumatori possono essere parte della soluzione e possono cominciare a convogliare sulla natura – rapidamente e su vasta scala – una maggiore quantità di capitali

All'evento sulla natura di Lombard Odier, i relatori e il pubblico hanno esaminato gli strumenti disponibili per tradurre in pratica la teoria, ponendo l’accento sulle occasioni d’investimento che emergono quando si sviluppano catene del valore rigenerative. Un caso esemplare è quello del caffè, un settore che vale 225 miliardi di dollari e dove il principale modo di produzione è quello delle monocolture tropicali, spesso caratterizzate da rese decrescenti e terreni degradati: la metà di tutta la produzione di caffè è messa in pericolo dal cambiamento climatico. Trasformare i modelli estrattivi in modelli basati sull’agroforestazione e sulla “rinaturalizzazione”, così come accorciare le catene del valore per i consumatori possono essere parte della soluzione e possono cominciare a convogliare sulla natura – rapidamente e su vasta scala – una maggiore quantità di capitali.

 

AI can accelerate the transition

Quindi, in conclusione, Davos 2024 ha cambiato il mondo? Questa sarebbe un’aspettativa eccessiva. Il mondo si muove rapidamente e forse la comunità imprenditoriale riunita a Davos fa fatica a tenere il passo. Tuttavia, in un anno in cui abbondano i timori per la disinformazione e la coesione sociale, sembra che la scelta del tema del WEF 2024 “Ricostruire la fiducia” sia stata quella giusta. Secondo i dati dell’Edelman Trust Barometer diffusi subito prima dell’evento, i livelli globali di fiducia nelle istituzioni e nei leader sono in calo, ma oggi le imprese sono ritenute più affidabili dei capi di governo. Alla luce delle innovazioni e delle nuove sfide globali che gli imprenditori e gli investitori sono chiamati ad affrontare, per preservare quella fiducia occorre trovare il giusto equilibrio.

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I messaggi da recepire per gli investitori sono tanti. Le transizioni verso un’economia decarbonizzata stanno accelerando. Timori paralleli riguardanti l’energia pulita e la sicurezza e l’accessibilità economica dell’approvvigionamento energetico puntano a una sola soluzione: aumentare ulteriormente gli investimenti nei nuovi sistemi energetici. La trasformazione delle catene del valore in alternative più rigenerative guiderà gli investimenti verso nuove tecnologie, nuovi modelli operativi e nuove soluzioni basate sulla natura. L’intelligenza artificiale accelererà tutte queste transizioni, abilitando soluzioni di gran lunga superiori alle alternative esistenti sul piano dell’efficienza, dell’impatto ambientale e dei rendimenti finanziari. Il treno della transizione è partito e gli investitori di Davos sembrano essere saliti a bordo. 

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