Quale approccio dovrebbero adottare gli investitori per le duplici sfide che scaturiscono dalla frammentazione dell’equilibrio geopolitico e dalla rapida ascesa dell’intelligenza artificiale (IA)? Come interagiscono tra di loro questi cambiamenti epocali? E noi, in un mondo sempre più rumoroso, come possiamo cogliere i segnali di investimento importanti?
Queste sono le sfide affrontate nella sessione di Rethink Perspectives di Lombard Odier, svoltasi a Londra nel mese di marzo. In quella occasione, l’ospite, Duncan MacIntyre, Limited Partner e responsabile regionale di Lombard Odier per il Regno Unito, ha chiesto ai delegati di unirsi ai relatori esperti nel ripensare l’attuale contesto macroeconomico e di mercato e nel costruire un modello per affrontare gli scenari odierni contraddistinti da una complessità senza precedenti.
“Ritorno all’essenziale” come prospettiva macroeconomica
Il Dr Samy Chaar, Chief Economist e CIO Svizzera presso Lombard Odier, ha esordito spiegando che quando ci si trova dinanzi all’incertezza, due sono gli strumenti essenziali a disposizione dell’investitore: “un quadro concettuale per distinguere il segnale dal rumore e la capacità di mantenere la mente aperta”.
In un mondo incerto e complesso, gli investitori dovrebbero “tornare all’essenziale”, ha detto. “Ci troviamo in un ciclo di espansione con segnali di crescita in Asia, Stati Uniti ed Europa. Se concentriamo la nostra attenzione sugli indicatori economici, notiamo che nulla lascia presagire che questa dinamica stia per esaurirsi”.
“Fintanto che l’espansione è stata dominata dagli Stati Uniti”, ha proseguito il Dr Chaar, “l’Europa è andata bene – Svizzera, Francia, Regno Unito e Spagna – mentre la Germania è palesemente quella più in difficoltà.”
In un modo incerto e complesso, gli investitori dovrebbero “tornare all’essenziale”
Paragonando la sovraperformance degli Stati Uniti a un’automobile che viaggia ad alta velocità, ha osservato che altri paesi sviluppati stanno rapidamente ingrossando le fila dei ritardatari.
“Come si spiega la sovraperformance degli Stati Uniti?” ha chiesto. “I redditi reali sono in aumento negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa. La differenza sta nel fatto che gli americani hanno denaro da spendere, e consumano, mentre gli europei risparmiano. È questo che spiega la velocità dell’economia statunitense”.
Per Europa e Cina, che per crescere fanno affidamento su produzione ed esportazioni, i dazi doganali che il Presidente Trump ha già imposto alla Cina e che ha minacciato di imporre all’Europa sono un problema.
“Esistono due Cine”, ha detto il Dr Chaar. “La Cina quale fonte di approvvigionamento è brava a produrre beni a buon mercato e procede a gonfie vele, anche se i dazi creeranno qualche difficoltà. Nella Cina che consuma, invece, le cose non stanno andando così bene. I consumatori cinesi stanno risparmiando anziché spendere. Ecco perché gli Stati Uniti sovraperformano. Inoltre, in questo momento, dal mercato del lavoro statunitense non giungono segnali negativi di un’imminente disoccupazione a stelle e strisce tale da far diminuire i consumi. Niente, pertanto, fa pensare che questo ciclo sia destinato a esaurirsi”.
Investire nel nuovo ordine mondiale
Un altro aspetto che spiega la sovraperformance degli Stati Uniti, ha aggiunto il Dr Chaar, è la transizione geopolitica “da un mondo di interdipendenza a un mondo di indipendenza”. Questo cambiamento, ha affermato “vuol dire importanti programmi di investimento ed enormi sussidi al comparto industriale. I governi hanno bisogno di mettere al sicuro i settori dell’energia, dell’industria, della difesa, delle infrastrutture e della tecnologia. Per farlo occorrono ingenti spese in conto capitale. Finora gli Stati Uniti guidano la classifica, con importanti investimenti sia pubblici che privati: nel settore energetico con la fratturazione idraulica, in quello tecnologico con il CHIPS Act e nelle infrastrutture con l’Inflation Reduction Act (IRA)”. Il totale degli investimenti, pari a 3’000 miliardi di dollari, ha sottolineato, “è il doppio di quello stanziato dal Piano Marshall per ricostruire l’Europa all’indomani della Seconda Guerra Mondiale”.
Ad ogni modo, ha aggiunto, ora l’Europa si sta rendendo conto della necessità di investire, come dimostra il recente annuncio del nuovo governo tedesco che prevede in investire 500 miliardi di euro nei prossimi anni – oltre il 10% del PIL nazionale – per difesa e infrastrutture. Per gli investitori, ha detto, la questione è più seria di quella dei dazi USA, e sta a indicare che l’economia europea può iniziare a colmare il divario che la separa dagli Stati Uniti.
Questo genere di investimenti può ripagarsi in fretta. “Dieci anni fa, la produzione di petrolio era di sei milioni di barili al giorno; oggi, con l’avvento della fratturazione idraulica, è di 14 milioni”, ha affermato il Dr Chaar. “Ciò ha garantito la sicurezza energetica quando la Russia ha interrotto le forniture e ha permesso agli Stati Uniti di vendere all’Europa a prezzi elevati. Quando inizi a investire, i risultati non tardano ad arrivare”.
Sono assolutamente favorevole a un incremento del debito in Europa, ma esiste un debito buono e un debito cattivo. Quello che conta è come viene utilizzato il debito, perché deve essere una spesa produttiva
Gli investitori, tuttavia, devono chiedersi fondamentalmente in che modo si ripagheranno gli investimenti. Negli Stati Uniti, ha dichiarato il Dr Chaar all’evento, questi investimenti sono stati il frutto dell’extra debito. L’Europa è attenta per tradizione a contenere il livello di indebitamento. Dovrebbe contrarre debiti per investire?
“Personalmente sono senz’altro favorevole a un incremento del debito in Europa”, ha proseguito, “ma esiste un debito buono e un debito cattivo. Quello che conta è come viene utilizzato il debito, perché deve essere una spesa produttiva. E quando si valuta la capacità di un paese di finanziare il debito, bisogna considerare sia il debito privato che quello pubblico”.
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Governi e investitori devono tenere conto anche dell’inflazione, ha aggiunto il Dr Chaar.
“L’inflazione sarà maggiore negli Stati Uniti rispetto all’Europa. Se Trump facesse quello che dice e imponesse il livello massimo di dazi da lui ventilato, assisteremmo a un balzo dell’inflazione al 4% circa, anche se non raggiungeremmo ancora i livelli elevati degli ultimi anni. Tuttavia, molto probabilmente, il Presidente americano non imporrà dazi doganali così elevati come ha minacciato di voler fare. In uno scenario moderato, avremo verosimilmente un’inflazione più vicina al 3%, quindi gestibile”, ha detto il Dr Chaar. “È improbabile che i dazi provochino un forte choc inflattivo”.
La sovraperformance statunitense ha trasformato gli Stati Uniti in un aspirapolvere che risucchia flussi di capitale
Strategie di mercato: come dovrebbero reagire gli investitori?
“Cosa significa tutto ciò per i mercati e i portafogli?” ha chiesto il Dr Chaar. “La sovraperformance statunitense ha trasformato gli Stati Uniti in un aspirapolvere che risucchia flussi di capitale. Tutti volevano un’esposizione alle azioni statunitensi e posizioni lunghe sul dollaro. La ponderazione degli Stati Uniti nei mercati azionari globali ha raggiunto il 70%, mentre quella dell’Europa era del 12%. Cosa facciamo in un contesto del genere? Usciamo o restiamo?”.
“Non intravediamo segnali solidi che indichino che le aziende americane stiano perdendo la capacità di fare profitti. Tuttavia, siamo consapevoli che il margine di errore ammesso è scarso: queste aziende devono continuare a garantire eccellenza”.
“Ecco le nostre cinque linee di difesa”, ha aggiunto. “Innanzitutto abbiamo obbligazioni di qualità e duration lunghe. Secondariamente utilizziamo prodotti strutturati, che aiutano nelle fasi di volatilità. Il terzo aspetto è che, per la prima volta da diversi anni, abbiamo ampliato l’esposizione agli hedge fund per investitori qualificati perché favorisce una certa dispersione. Il quarto è che sovraponderiamo l’oro: la Cina ha bisogno di diversificare le proprie riserve e l’oro è uno dei modi per farlo. E infine, ove necessario, investiamo in attivi privati, soprattutto private equity, che possono agevolare la stabilizzazione dei portafogli”.
Intelligenza artificiale – una rivoluzione esistenziale
Alexandre Pouget, professore di neuroscienze di base presso l’Università di Ginevra, è intervenuto quando la discussione pomeridiana si è spostata sull’IA.
“Il punto critico sta nel fatto che l’IA non è un’altra rivoluzione tecnologica”, ha esordito. “È molto ma molto più di questo, è una rivoluzione esistenziale. Rappresenta il passaggio successivo nell’evoluzione dell’intelligenza”.
Per anni ci siamo chiesti quando l’IA avrebbe superato la mente umana nei singoli ambiti. Oggi sappiamo che raggiungere questo traguardo è solo questione di tempo
Per anni ci siamo chiesti quando l’IA avrebbe superato la mente umana nei singoli ambiti. Oggi sappiamo che raggiungere questo traguardo è solo questione di tempo, ha spiegato il professor Pouget. Coloro che investono in svariati settori sanno che l’IA sta già cambiando le regole del gioco.
“Ogni mese compare un nuovo studio sulle applicazioni potenziali dell’IA”, ad esempio in ambito sanitario. “Ai miei studenti di medicina dico che devono imparare a utilizzarla. Cambierà tutto. Il cancro sarà sconfitto dall’IA”.
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Il Dr Chaar ha sottolineato quanto questo sia importante per gli investitori.
“Le ripercussioni dell’IA riguardano molto da vicino la demografia. Noi viviamo in una società che invecchia e nella quale la forza lavoro diminuisce. Una società a vocazione manifatturiera può colmare questa carenza utilizzando i robot. Le società più avanzate con problemi di invecchiamento demografico – Giappone, Germania e Corea del Sud – sono quelle che ricorrono maggiormente alla robotica. Ma come può una società basata sui servizi sostituire i lavoratori che mancano? Con l’IA. Siamo convinti che questo trend proseguirà in futuro. L’esposizione dei nostri portafogli all’IA è garantita dai titoli azionari americani, il che vuol dire esposizione alla tecnologia”.
Oggi l’IA è diventata il principale terreno di scontro della geopolitica globale, ha proseguito il Dr Chaar.
“Oggi, ci sembra di assistere a una competizione strategica tra Stati Uniti e Cina che mette al centro dello scontro la tecnologia e l’IA. Servono molto lavoro e grandi investimenti. I cinesi si stanno già dando da fare e gli americani stanno investendo molto in tecnologia per conservare il vantaggio acquisito”.
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Ripensare al di là del rumore
Al termine dell’evento, Mark Goddard, UK Chief Executive Officer presso Lombard Odier, ha tenuto una sessione di domande e risposte nella quale gli ospiti hanno chiesto in che modo sta evolvendo il quadro normativo dell’IA e se i regolamenti possano minacciare i profitti delle aziende tecnologiche.
Il Dr Chaar ha rammentato la necessità di attenersi all’essenziale.
“Alla fin fine, i mercati azionari reagiscono a un’unica cosa: premiano la capacità delle aziende di fare soldi. La capacità delle grandi aziende tecnologiche di fare soldi è limitata dalla minaccia di normative? Forse un domani, per il momento non sembra che le norme che limitano i profitti siano dietro l’angolo. Non vogliamo sembrare troppo ottimisti, ma le aziende continuano a soddisfare grandi aspettative. Fino a quando i segnali continueranno a essere positivi, noi continueremo a stare al gioco”.
Lombard Odier sta adottando un approccio altrettanto mirato anche nei confronti della nuova amministrazione Trump, ha affermato il Dr Chaar.
Dobbiamo concentrare l’attenzione sugli aspetti essenziali, seguire le tendenze chiave, come la frammentazione geopolitica e i progressi dell’IA, assicurando al contempo la diversificazione dei portafogli e le “linee di difesa” con attivi come private equity, obbligazioni con duration lunga e oro
Interpellato a proposito dell’annuncio del Presidente Trump di voler investire 500 miliardi di dollari nell’IA con il progetto Stargate, il Dr Chaar ha dichiarato: “il sistema da noi adottato nei confronti dell’amministrazione Trump è di concentrarci unicamente su quello che accade nella realtà dei fatti, su cose che possiamo misurare e che possiamo modellare. Questo annuncio di 500 miliardi di dollari non è ancora concreto. Il mondo nel quale viviamo è pieno di rumore, mentre noi vogliamo concentrarci su quello che accade realmente, evitando di farci distrarre da annunci essenzialmente “politici”.
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In Lombard Odier abbiamo il compito di accompagnare i nostri clienti in sicurezza in un mondo sempre più complesso, dominato dal rumore. Come ha spiegato il Dr Chaar, dobbiamo concentrare l’attenzione sugli aspetti essenziali, seguire le tendenze chiave, come la frammentazione geopolitica e i progressi dell’IA, assicurando al contempo la diversificazione dei portafogli e le “linee di difesa” con attivi come private equity, obbligazioni con duration lunga e oro.
Se il mondo accelera, è fondamentale stare un passo indietro per valutare con calma e maturare una prospettiva di investimento nuova, per noi e per i nostri clienti. Incorporata nella serie di appuntamenti Rethink Perspectives, la nostra filosofia – sin dalla fondazione nel 1796 – è stata rethink everything®. In un mondo complesso e in rapida evoluzione, questo approccio è diventato più importante che mai.
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