Nel gennaio 2024 una folla di circa 100’0001 persone si è radunata a Barcellona per assistere alla straordinaria prima di Structures of Being, un nuovo lavoro dell’artista visiva argentina Sofia Crespo.
A prima vista l’animazione della durata di nove minuti, proiettata sulla sensazionale facciata di Casa Batlló, capolavoro architettonico di Antoni Gaudí, sembrava una rappresentazione di ecosistemi sovrapposti, nella quale creature marine, coralli, rettili e insetti erano intenti a contendersi l’attenzione dei visitatori. Tuttavia, come sempre accade con le opere di Sofia Crespo, il pubblico ha subito avvertito l’inspiegabile sensazione che ciò che stava guardando non era del tutto reale.
Sofia Crespo riesce a creare una dimensione ultraterrena “vera ma non troppo” ricorrendo all’uso dell’apprendimento automatico, dell’intelligenza artificiale (IA) e delle reti neurali computazionali per reinventare il mondo naturale. Fondamentalmente, però, il suo lavoro affonda le proprie radici nella natura per suscitare stupore nonché la determinazione a proteggere la biodiversità e i nostri ecosistemi vitali.
Abbiamo incontrato Sofia Crespo per parlare di ciò che lei vede come l’interconnessione tra arte, IA e sostenibilità.
Guarda la nostra video-intervista con Sofia Crespo:
Tecnologia, una finestra sul mondo naturale
“Sentiamo spesso dire che la tecnologia ci allontana dal mondo naturale”, esordisce Sofia Crespo, “ma per me non è così. I microscopi mi hanno sempre affascinata. Amo passeggiare e raccogliere campioni da foglie o laghetti e portarli a casa per esaminarli al microscopio. Questo mi ha permesso di creare un rapporto diverso con l’ambiente che mi circonda, facendomi sentire più vicina a quest’ultimo. Ho quindi iniziato a riflettere su come la tecnologia mi stesse aiutando a connettermi al mondo naturale”.
Spiega Sofia Crespo, più lei studia l’interconnessione tra natura e tecnologia, più scopre la nostra mancanza di conoscenza e comprensione
E aggiunge: “Desideravo continuare ad approfondire quell’idea utilizzando le reti neurali artificiali per elaborare nuove ipotesi di storia naturale, mai esistite prima, oppure creature immaginarie e per pensare a cosa significasse questo oggi per il nostro ambiente naturale”.
Tuttavia, spiega Sofia Crespo, più lei studia l’interconnessione tra natura e tecnologia, più scopre la nostra mancanza di conoscenza e comprensione.
“Nel 2022 ho avviato una ricerca per capire quanto le specie fortemente a rischio, quelle che presto potrebbero estinguersi, fossero rappresentate nei social media. Abbiamo così addestrato un modello di IA su milioni e milioni di immagini di dati aperti presi da un catalogo delle specie utilizzato per fini scientifici. Quando abbiamo chiesto a quel modello di ricostruire alcune delle specie fortemente a rischio, spesso ci siamo ritrovati con specie accidentali o immaginarie, in quanto il modello, pur facendo del suo meglio per ricostruire le specie, non ha dati a sufficienza. Per cui, di fatto, ciò di cui stiamo parlando sono i limiti dell’IA, non i suoi punti di forza, e le limitazioni dei dati di cui disponiamo”, racconta.
Colmare le lacune di dati
“In quanto esseri umani”, prosegue Sofia Crespo, “molti di noi hanno una predilezione per le specie che suscitano tenerezza o simpatia. Pensiamo a un panda minore, ad esempio, e subito diciamo sì, dai, salviamo il panda minore. Una parte importante del nostro cervello si dedica alla lettura dei volti. Di conseguenza, in caso di specie sprovviste di volto, è come se non ci connettessimo o non riuscissimo a stabilire un contatto”.
Stiamo creando gerarchie tra le specie che ci stanno più a cuore di altre
E spiega: “Stiamo creando gerarchie tra le specie che ci stanno più a cuore di altre. Personalmente provo a far riflettere le persone sul modo in cui rappresentiamo il mondo naturale. Che cosa accadrebbe se tutti i nostri sforzi si concentrassero sul salvaguardare soltanto le balene, ad esempio, e ci dimenticassimo di altri animali? È realmente importante ricordare che il mondo naturale consiste in un insieme di sistemi complessi che noi non comprendiamo appieno. Essere consapevoli di non sapere tutto porta a un sincero senso di umiltà”.
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Ove necessario, Sofia Crespo prova a dare un volto a queste specie fondamentali, ma spesso trascurate, colmando lei stessa alcune di tali lacune, non solo collaborando con scienziati e altri artisti, ma anche arrampicandosi e immergendosi per esplorare gli ecosistemi e raccogliere dati, scattare foto e girare video. In alcuni casi estremi, quando i dati disponibili non erano sufficienti, lei stessa ha addirittura creato set di dati artificiali.
Il suo lavoro ne riflette la particolare affinità con gli ambienti marini. In precedenza aveva affermato: “Non posso non avvertire una forte sensazione di urgenza e preoccupazione per gli oceani. È importante fare il necessario per mettere al sicuro questa biodiversità, affinché non scompaia dal nostro pianeta”.2
AI: strumento o creatore?
Nel concentrare la propria attenzione sull’IA, Sofia Crespo si pone all’avanguardia dello sviluppo della tecnologia come strumento per artisti, dando luogo a un lavoro altrimenti impossibile. Ma Sofia Crespo è preoccupata del potenziale dell’IA di indebolire il mondo dell’arte, diventando essa stessa creatore oppure, in un orizzonte politico in rapida evoluzione e spesso febbrile, del potenziale dell’IA di dare vita a manipolazioni pericolose?
“La tecnologia mi affascina. Nutro una forte curiosità per gli aspetti che stanno emergendo”, spiega, “l’IA è però soltanto un sistema che cerca di imitare determinate cose, determinati elementi di quello che la mente umana può fare. È molto importante evidenziare che, sebbene possa fare molte cose che un essere umano non può fare, come estrarre modelli da grandi set di dati, non può fare molte cose basilari che un essere umano è in grado di fare”.
“L’IA non è viva, è un software all’interno di un computer ed è importante ricordarci che non ha la facoltà di agire. Sono gli esseri umani ad avere la facoltà di farne ciò che vogliono”, afferma.
Il dilemma dell’IA
Secondo Sofia Crespo, una sfida aggiuntiva dell’IA sta nel suo impatto ambientale. Se da un lato si utilizza l’intelligenza artificiale per attirare l’attenzione del pubblico verso gli ecosistemi a rischio, a livello globale l’IA è responsabile di enormi danni ambientali. Nel mondo l’IA potrebbe presto utilizzare ogni anno più acqua di quanta ne consumi la Danimarca3, un paese di sei milioni di persone, ed è destinata a consumare 1,1 petawatt ore di elettricità all’anno,4 ossia un quarto del consumo di elettricità totale degli Stati Uniti5.
Sofia Crespo addestra la maggior parte dei suoi modelli di IA su una scala ridotta nel proprio studio, servendosi soltanto di hardware minimi e con un basso consumo energetico, ed è perennemente alla ricerca di modi per limitare l’impatto ambientale diretto del suo lavoro. Inoltre, osserva come i risvolti negativi di qualsiasi nuova tecnologia derivino dall’uso che ne facciamo e come sia importante analizzare il modo in cui potrebbero essere utilizzati responsabilmente, così da scoprirne le capacità, riducendo al minimo eventuali ripercussioni negative.
Gli artisti sono i primi ad adottare le nuove tecnologie e i primi ad analizzarne il rapporto costi-benefici, e Sofia Crespo è consapevole che il suo lavoro favorirà questo dibattito. “Per gli artisti è importante continuare ad avere uno spirito critico nei confronti delle nuove tecnologie, utilizzando l’arte come un mezzo per agevolare il dialogo sulla tecnologia”, ci dice. Al tempo stesso, è innegabile che nelle sue mani l’arte supportata dall’IA diventi uno strumento prezioso per accrescere la consapevolezza del bisogno di salvaguardare parte delle specie e degli ecosistemi più importanti. Dati e fatti scientifici, osserva, hanno soltanto un impatto limitato e non riescono ad arrivare alle persone a livello emozionale. Per quello abbiamo bisogno della cultura6.
Per noi di Lombard Odier, ciò riflette la nostra convinzione secondo cui, malgrado l’attuale impatto ambientale, l’IA abbia il potenziale per alimentare la migrazione verso un’economia sostenibile che operi d’intesa con la natura. A nostro avviso l’IA e i megadati accelereranno la migrazione verso l’energia pulita, riducendo le emissioni grazie alle reti elettriche intelligenti che massimizzano l’efficienza energetica e lo stoccaggio delle energie rinnovabili.
L’IA può essere utilizzata anche per progettare nuove tecnologie e soluzioni di sostenibilità: Google, ad esempio, ha già lanciato DeepMind, il suo laboratorio di ricerca basato sull’IA, per ridurre del 40% la domanda di elettricità dei propri sistemi di raffreddamento dei centri dati e portare alla luce nuovi materiali sostenibili7.
Siamo certi che l’IA potrà vincere le sfide ambientali e diventare un catalizzatore fondamentale della migrazione verso un’economia sostenibile. Che sia nel campo dell’energia, dell’industria o dell’arte, l’IA sta velocemente diventando uno strumento trasversale che concorre alla costruzione di un futuro senza emissioni di CO2 e rispettoso della natura.
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